E’ da poco trascorso il terzo anniversario della Strage di Odessa del 2 maggio 2014. Questo evento rappresenta a tutti gli effetti il “punto di non ritorno” della crisi Ucraina: qualche giorno dopo Donetsk e Lugansk avrebbero votato la propria indipendenza con un referendum e la guerra civile sarebbe entrata nella sua fase più sanguinosa.
Odessa è una piaga aperta nel corpo e nell’anima della nuova Ucraina. In un primo momento le autorità ucraine si sono “intestate il merito” della strage. Ad esempio il Ministro degli Interni Avakov ha rivendicato che senza il rogo della Casa dei Sindacati Odessa sarebbe stata un secondo Donbass. In seguito, forse per non turbare l’Europa (peraltro mai così colpevolmente disinteressata), i sostenitori del Maidan hanno tentato di sminuire l’occorso derubricandolo a tafferuglio fra estremisti finito tragicamente. La Procura di Odessa, a tre anni di distanza, non ha individuato alcun colpevole (conducendo comunque indagini surreali finalizzate ad incolpare le stesse vittime).
Esistono però testimonianze decisive che collegano direttamente Andry Paruby (attuale Presidente della Rada, al tempo capo militare del Maidan e uomo di fiducia di Turchinov) alla strage. Vi proponiamo l’intervista del fotoreporter Giorgio Bianchi a Ihor Nemodruk, che partecipò a quei tragici eventi uscendone miracolosamente indenne. Ihor racconta bene lo svolgersi degli eventi fino a confermare le responsabilità politiche della Giunta di Kiev nel peggior omicidio di massa che la storia contemporanea del paese ricordi.
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Traduzione dal Russo a cura di Elena, montaggio a cura di Alessandro,
materiale multimediale di Giorgio Bianchi.
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